Jazle - il festival jazz del salento

RITA MARCOTULLI - ANDY SHEPPARD
“On The Edge Of A Perfect Moment”.

Rita Marcotulli , piano; Andy Sheppard, sax tenore e soprano.

Lecce, Teatro Paisiello, 15 dicembre 2006

Rita Marcotulli & Andy Sheppard a Lecce il 15 dicembre 2006 per la presentazione ufficiale del progetto "On the Edge of a Perfect Moment" Non è sempre vero che l’incontro di due culture generi un vincitore e un vinto.
Capita, al contrario, che a volte venga al mondo una terza cultura, un altro sentire, figlio spurio delle prime due. Che queste si mescolino in un’alchimia fantastica.
E’ il caso dell’incontro tra la pianista e compositrice Rita Marcotulli e il sassofonista inglese di certa fama Andy Sheppard. Se di culture differenti si parla bisogna però aggiungere che i due si incontrano da sempre su un piano comune per quanto riguarda la sensibilità artistica, il sentire, la grande musicalità che sanno trarre dai propri strumenti. Si sono ritrovati per merito della comune passione per il cinema di Truffaut, hanno consolidato i loro rapporti professionali quando Andy ha partecipato all’incisione di “Koinè” di Rita e il loro sodalizio artistico si è poi rafforzato in una fittissima attività di concerti dal vivo in duo, su e giù per tutta l’Europa. Al termine del quale i due si sono ritrovati per dar corpo e fissare su disco le loro intenzioni. Nasce così “On The Edge Of A Perfect Moment” (Harmonia Mundi/Egea), in uscita entro la fine del 2006, nel quale i due alternano composizioni originali a pochi rifacimenti di brani già noti, finendo persino nel pentagramma di Us And Them dei Pink Floyd, e consacrano il formarsi e l’affermarsi di una musica che non li vede mai in competizione tra loro. Non ci sono né vincitori né vinti. C’è un limbo, in cui la musica galleggia felice. Ad unirli è un amore per il suono in sé, qualsiasi esso sia purché inventivo, come quando sfruttano il campionamento del suono delle pietre sonore dello scultore Pinuccio Sciola. Il loro linguaggio è fatto di sottigliezze, di carezze, di piccoli nuclei che si sviluppano sussurrando sui tasti del pianoforte e del sax, di blocchi di accordi e di melodie che sembrano crearsi dal nulla e divenire canto e incanto. Li si ascolterebbe per ore. A cinque anni si innamora del pianoforte, strumento che approfondirà presso il Conservatorio di Santa Cecilia di Roma. Rita Marcotulli, elegante pianista dalla grana melodica e dalla voce strumentale molto esclusiva, si avvicina alla musica brasiliana per poi approdare definitivamente all’estetica del jazz intorno ai venti anni. Nei primi anni ’80 è presente sulla scena romana allora assai fervida, quella che attorno a pochi e fortunati locali coltivava i grandi musicisti che oggi conducono il jazz italiano. Era consueto, in quegli anni, vedere dei giovani musicisti italiani esibirsi al fianco di grandi stranieri di passaggio in Italia. E’ così che Rita si impegna al fianco di musicisti noti quali, tra gli altri, Chet Baker, Steve Grossman, Peter Erskine, Joe Henderson, Joe Lovano, Charlie Mariano, Tony Oxley, Michel Portal, Richard Galliano, Enrico Rava, Michel Benita, Aldo Romano, Kenny Wheeler, Bob Moses, Andy Sheppard. Nel 1986 lascia l’Italia per la Svezia, esperienza durata sei lunghi anni e che ha rappresentato una chiave di volta nella corsa musicale della pianista e compositrice per un duplice aspetto. Dal punto di vista stilistico la ricerca della contabilità della melodia e certo amore per una musica di tipo evocativo e non solo ipertecnica, ne marcano profondamente la carriera. Dal punto di vista della notorietà e delle esperienze, nel 1987 viene votata come “Miglior nuovo talento italiano” dell’anno nel prestigioso referendum indetto dalla rivista Musica Jazz fra la critica specializzata e l’anno seguente viene chiamata da Billy Cobham per le sue formazioni. Negli stessi anni lavora e continua a perfezionarsi in Svezia, esibendosi con Palle Danielsson, Anders Jormin, anche con Nils Petter Molvær. Alterna, specie a metà degli anni ’90, di ritorno in Italia, propri progetti nel jazz, come il rapporto che la lega alla cantante Maria Pia De Vito, a collaborazioni nel mondo della canzone, specie nelle formazioni di Pino Daniele, trovandosi a collaborare perfino con Pat Metheny. Autrice di una discografia numerosa e importante – l’incisione in duo con Sheppard di prossima pubblicazione e il piano solo intitolato “The Light Side Of The Moon”, rappresentano i capitoli finali – è leader di altri diversi progetti: Koinè, solitamente un quartetto con Andy Sheppard ai sassofoni, Anders Jormin o Palle Danielsson al contrabbasso e Philippe Garcia alla batteria, con ospiti speciali alternati Lena Willemark, Carlo Rizzo, Gianmaria Testa, Arto Tuncboyaciyan; The Woman Next Door, vale a dire l’omaggio a Truffaut, che coinvolge Javier Girotto, Pietro Ciancaglini al contrabbasso, Roberto Gatto alla batteria, Aurora Barbatella all’arpa celtica e tre organetti diatonici; il memorabile duo con la cantante Maria Pia De Vito; è anche in testa ad alcuni organici a tre, con Furio Di Castri e Patrice Heral, e l’altro con Palle Danielsson e Peter Erskine; infine il quartetto con Javier Girotto, Gianluca Renzi al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria.
Originario di Warmister, Andy Sheppard è considerato uno dei più interessanti solisti europei. Non a a caso ha avuto modo di esibirsi nelle fila degli organici a pianta larga di quotatissimi bandleader come il compianto Gil Evans, George Russell e Carla Bley. Con la Bley, Sheppard suona abitualmente anche in piccoli gruppi. Ma la carriera del sassofonista si è sciolta anche lungo altri sentieri: le collaborazioni, fra gli altri, con il percussionista brasiliano Naná Vasconcelos, gli olandesi Han Bennink e Ernst Reijseger, con il pianista connazionale Keith Tippett; la costituzione di propri gruppi, sia di ridotte che di ampie dimensioni. In Italia Sheppard è da tempo di casa e ha trovato proprio in Rita Marcotulli una partner artistica particolarmente congeniale: entrambi prediligono una musica dai limpidi tratti melodici, grazie a quella naturale cantabilità che li contraddistingue. Sheppard è diventato così una delle colonne portanti di Koiné, il fortunato progetto della pianista italiana che prende il titolo dal disco omonimo, nonché l’altra anima di “On The Edge Of A Perfect Moment”.

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